Antonio Inoki 23 giugno 2006

Così come non esistevano i colori, il telecomando, il digitale terrestre, il bouquet di sky e puttanate simili, non esisteva nemmeno il Wrestling. O meglio: esisteva, ma l’ambientazione era il Giappone e in Italia lo si conosceva col nome di Catch, visto che i match erano trasmessi da Italia 1 e commentati dal precursore di Dan Peterson, Tony Fusaro. È proprio al programma di Fusaro, intitolato "Catch the Catch", che si deve l’equivoco sul nome della disciplina. I protagonisti dei match avevano nomi altisonanti tipo Tiger Mask, Giant Baba, Hulk Hogan, Andrè the Giant, ma il vero personaggio era il giapponese Antonio Inoki.
Antonio Inoki soleva giungere sul ring vestito di un mutandone nero e portando un asciugamano al collo. Aveva lo sguardo fiero, un fisico slanciato ed un carisma fuori dal comune. Nel corso della sua carriera partecipò a centinaia di combattimenti e ad alcuni incontri-esibizione contro pugili famosi ottenendo un pareggio contro Muhammad Ali (1976) ed una vittoria contro Leo Spinks (1986). Combattere in coppia con Inoki era per chiunque una garanzia di vittoria: quando dagli spalti i giovani giapponesi in estasi iniziavano ad urlare "I-no-ki, I-no-ki, I-no-ki", il combattimento poteva dirsi concluso.
Insomma, Antonio Inoki era un vero mito. C’era quel nome che suonava tanto strano quanto potrebbe suonare Hidetoshi Marzullo, quelle mutande nere molto vintage, quel fisico imponente e… quella scucchia impressionante.
posted by Schloss Adler @ 19:43,