Il tiggì delle otto

Alberto Michelini, Angela Buttiglione, Mario Pastore, Carlo Picone. Quand'ero bambino, a farla da padroni nel ruolo di telegiornalisti erano personaggi di questo calibro: mai una parola fuori posto, utilizzo di un italiano estremamente corretto, seppure dai toni inutilmente aulici. L'idea che trasferivano all'ascoltatore era: autorevolezza. Quando c'era da dare una notizia internazionale, intervenivano gli inviati speciali: Salvo Mazzolini da Bonn, Sandro Paternostro da Londra, Demetrio Volcic da Mosca. Guardavo i volti di questi uomini, ascoltavo le loro parole e, semplicemente, credevo ad ognuno di loro. Mi fidavo.

Poi vennero le tv private. Ricordo come fosse ieri un Emilio Fede in estasi, allora conduttore di Studio Aperto su Italia 1, urlare alla Nazione l'inizio della Guerra del Golfo del 1991: "Hanno attaccato! Hanno attaccato!" E da allora non c'è stato limite al peggio. Stasera, per esempio, il TG5 ha lanciato un servizietto di commento alle nomine di Gianni Riotta a direttore del TG1 ma, soprattutto, di Maurizio Braccialarghe a direttore delle Risorse Umane. Dopo un inutile panegirico, il giornalista ha ben pensato di recarsi presso un bar frequentato da dipendenti RAI per raccogliere le prime impressioni a caldo dei dipendenti.

D: cosa ne pensa della nomina di Braccialarghe a Capo del Personale?
R: ma che c.... ne so, Braccialarghe me pare un cognome de buon auspicio, era peggio se se chiamava Culostretto, no?

Si, forse era peggio, li mortacci.

posted by Schloss Adler @ 21:40,

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