Mauro Nesti

Coppa Sila 1976 - Mauro Nesti su LolaIl traguardo della corsa era posto esattamente al Valico di Montescuro: 1633 metri sul livello del mare, recita tuttora un tabellone giallastro sforacchiato dai colpi di fucile esplosi per divertimento da cacciatori di passaggio. Un'ultima curva a destra, un rettilineo lungo un centinaio di metri, poi i piloti venivano accolti dalla bandiera a scacchi e dall'imponente statua di un Cristo in croce che sovrasta il Valico e domina la valle sottostante, che si estende a perdita d'occhio fino al Lago di Cecita. La partenza era posta una quindicina di chilometri più a valle, in località Acquacoperta, nei pressi dell'Hotel "Petite Etoile", lo stesso dove nei giorni precedenti la corsa alloggiavano i piloti stranieri, perlopiù tedeschi e francesi. Sì, perchè la Coppa Sila era una gara valida per il Campionato Europeo della Montagna, una delle più dure, a detta degli esperti.

Le auto erano suddivise in varie categorie, si andava dalle piccolissime Fiat 500 "truccate" alle Porsche di serie, ma il vero clou era la categoria dei "prototipi": le auto più veloci e i piloti migliori appartenevano tutti a questa elite. C'erano le bellissime vetture costruite dai vari Lola, Osella e Dallara. C'erano, ovviamente, tutti gli esponenti dell'automobilismo sportivo locale, tutti o quasi aderenti alla Scuderia Cosenza Corse, la stessa che organizzava l'evento: vere e proprie dinastie in alcuni casi, come quella della famiglia Scola, Domenico, alias Don Mimì, il patriarca e i suoi figli, tutti piloti. C'erano gli altri, i vari Ritacca, Reda, Casciaro, Pecora. E poi c'era lui, il Campionissimo, il Toscanaccio, il Re della Montagna: Mauro Nesti.

La prima volta che lo vidi avevo 7 anni. Quel giorno, alle prove ufficiali della gara che si tenevano di sabato, mi aveva portato un mio zio. Ci eravamo posizionati in uno dei migliori punti di osservazione lungo il tracciato, un lungo rettilineo preceduto da un doppio tornante e seguito da una serie di curve strettissime che i piloti affrontavano a folle velocità. Le auto si succedevano a cadenza regolare, una ogni due minuti circa, ma a volte l'attesa era maggiore a causa degli incidenti che inevitabilmente coinvolgevano i piloti meno esperti. E tutti, intorno a me, ripetevano incessantemente un solo nome: Nesti. Quando parte Nesti? Che tempo ha fatto Nesti alle prove non ufficiali di ieri? Ce la farà Nesti a battere il suo record? E via di questo passo per un paio d'ore, ché i piloti iscritti erano oltre un centinaio e prima di arrivare agli ultimi di tempo ce ne voleva. Poi venne il momento.

Un rombo assordante, la "scalata" violenta per passare dalla quinta marcia alla seconda ed affrontare il primo tornante, aggredito con assoluta padronanza del mezzo. L'accelerazione potente e l'inserimento, solo per poche decine di metri, della terza marcia, prima di reinserire la seconda e affrontare il secondo tornante. E poi l'uscita dalla curva, la terza, la quarta e la quinta marcia scaricate a terra con inaudita violenza, pur in totale padronanza del mezzo, non una sbavatura nell'impostazione delle traiettorie, non un'asincronismo nella successione delle cambiate. Eccolo, è lui, è Mauro Nesti sulla sua splendida Lola color celeste, con l'enorme adesivo dello sponsor - Cebora - sul muso della scocca. Furono attimi brevissimi e intensissimi: osservai la sagoma dell'auto perdersi dietro le curve che seguivano il rettilineo, sentii il rombo del motore scemare man mano che la vettura si allontanava. Pensai che avrei voluto essere al suo fianco, come passeggero, per vedere che effetto fa sedere accanto a un campione, sentire la paura della velocità perdersi nella fiducia verso di lui. Lo conoscevo appena, eppure era già il mio idolo.

Ora che quei tempi sono andati per sempre, che vivo lontano da quei luoghi, che la Coppa Sila non la organizzano più, che non ci sono più piloti come lui, capaci di vincere oltre 400 gare, stabilire decine di record, e fare affermazioni tipo "ho fatto tre curve alla grande, peccato che non c'era un bar, mi sarei pagato da bere..." mi tornano in mente quei ricordi, mi sento un po' nostalgico e scrivo queste righe per dirgli un semplice: Grazie, Mauro.

posted by Schloss Adler @ 12:09,

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