Giginu 'u miagliu du Cimbalinu

Sono uno dei tanti meridionali della diaspora moderna, un calabrese di quelli emigrati verso il norditalia per affrancarsi culturalmente, più che economicamente, dalle sabbie mobili di una realtà per la quale Giustino Fortunato coniò la definizione di "sfasciume pendulo sul mare". Come tanti miei compagni di viaggio, non sono tornato a casa dopo aver completato gli studi universitari: ho trovato un buon lavoro, uno di quegli impieghi che ancora possono considerarsi "posti fissi" e mi sono fermato a quasi un giorno di viaggio dal paesello d'origine. Le visite agli amici di un tempo, ai parenti, coincidono ormai da anni con il calendario delle "feste comandate": Pasqua, Ferragosto, Natale, Pasqua, Ferragosto, Natale, Pasqua... Un'infinità di chilometri macinati in treno, in autobus e in auto in più di un decennio.

L'ultima volta che sono stato a casa, mio cugino mi ha propinato l'ultimo tormentone locale: questo video in cui Totonno Chiappetta, poliedrico artista cosentino che vanta discreti successi sulla scena teatrale e televisiva nazionale, canta tra il serio e il faceto le lodi di tale "Giginu 'u miagliu du Cimbalinu". Stando alla didascalia che introduce il video, Giginu è un personaggio che appartiene a "quell'area grigia del secondo dopoguerra, [che] oggi appare romantica e perduta perchè personaggi come Gigino sono in fondo innocui nella loro millantata violenza." Il testo della canzone, l'ambientazione e il periodo storico di riferimento fanno pensare che Chiappetta si sia ispirato, in realtà, non tanto a un generico Giginu, quanto a una figura tristemente nota nella città dei Bruzi: Luigi Palermo detto 'u Zorru, un personaggio da romanzo che aveva assunto quel suo strambo nomignolo, Zorro, dal segno di una ferita a forma di Z inferta col coltello sul viso di un avversario

Negli anni settanta la malavita cosentina era governata da questo boss all'antica i cui interessi principali risiedevano nel contrabbando di sigarette e nello sfruttamento della prostituzione, attività quest'ultima che gli valeva il disprezzo delle 'ndrine (famiglie) e dei locali (raggruppamenti di famiglie) del resto della Regione, dal Crotonese al Vibonese passando per il Reggino. La malavita cosentina era rozza, i contrasti venivano spesso risolti a coltellate o con improbabili duelli a colpi di rivoltella, scimmiottati dai peggiori film dell'epoca. Giginu Palermo regnava incontrastato sul locale cosentino e quindi sulla città, trascorrendo le sue giornate al Bar Nettuno di via Montesanto, al Bar Cimbalino di Piazza Riforma o al Caffè Luciani di Piazza Valdesi, osservatorio privilegiato, quest'ultimo, sul quartiere a luci rosse della città, Santa Lucia. Era senza dubbio un uomo di rispetto, 'u Zorru, uno che come canta lo stesso Chiappetta portava "a ru mignolo l'anello", segno di rispetto, "e na tufa (pistola, n.d.a.) 'ntru borsello", segno di potere e forza. Giginu Palermo era solito ripetere agli inquirenti, che di tanto in tanto lo convocavano in Questura, che Cosenza era, in fondo, "una città stabile e serena, dove si sta bene, dove è tutto a posto": era vero, non vi erano spargimenti di sangue, non vi era violenza diffusa, fors'anche a causa della ferma opposizione del boss all'introduzione sul territorio dell'attività sulla quale le cosche del Reggino e del Vibonese già prosperavano, ovvero lo spaccio di sostanze stupefacenti.

E così, mentre 'u Zorru regnava sulla città apparentemente tranquillo, gli uomini a lui più vicini già sgomitavano per ereditare il suo scettro e accordarsi con le cosche del resto della Regione per incrementare i traffici illeciti nel territorio cosentino. Il 14 dicembre 1977, due killer freddarono Giginu Palermo nei pressi del cinema Garden: con la scomparsa del vecchio patriarca, la malavita cosentina sarebbe cambiata per sempre. Palermo era infatti l'ultimo esponente di una malavita timorata del potere costituito: i delinquenti conoscevano uno ad uno "gli sbirri" e temevano il loro coraggio, quando li incontravano li salutavano levandosi il cappello. Erano 'ndranghetisti anomali, che agivano quasi alla luce del sole, i loro modesti traffici erano tollerati, se non addirittura visti di buon occhio dalla stessa popolazione. I successori di Luigi Palermo trasformarono profondamente il locale 'ndranghetista cosentino, introducendo sul territorio lo spaccio di sostanze stupefacenti, promuovendo delitti sempre più efferati, come quello del direttore del carcere cittadino, Sergio Cosmai, assassinato nel 1985 e in generale cercando di agire secondo una più stretta aderenza all'antico canone 'ndranghetista: "davanti alla gran curti non si parra, pochi paroli e cull'occhiuzzi 'nterra, l'omu chi parra assai sempre la sgarra, culla sua stessa lingua s'assutterra". Dell'era di Giginu Palermo restava solo una sedia vuota in un bar, quella riservata "aru miagliu du Cimbalinu".

posted by Schloss Adler @ 16:38,

5 Comments:

At 29/7/07 16:08, Anonymous Anonimo said...

Caro Meridionale della diaspora,
devo farti i miei complimenti.
Hai saputo scrivere!!!
BRAVO.
Antonio, Francesco Palermo

 
At 30/7/07 08:43, Blogger Schloss Adler said...

Grazie dei complimenti a te/voi. Come devo interpretare la firma in clace al commento? Ti chiami Antonio Francesco oppure siete in due, Antonio e Francesco? Il vostro cognome è Palermo? C'è forse una parentela diretta tra te/voi e il protagonista della storia?
Grazie della visita,
SA

 
At 30/7/07 14:07, Anonymous Anonimo said...

Antonio,Francesco è il mio nome così come appare nei registri dell'Anagrafe. Io sono l'ultimo di 2 figli e l'ultimo di 24 cugini.
Studio fisica all'Università della Calabria (spero di non essere costretto ad emigrare). Sono un parente indiretto di Luigi. Ho uno zio che si chiama come lui. Purtroppo quando sono nato (1985) Gigino non c'era più ma i miei cugini e i miei zii, così come mio padre, mi raccontavano un sacco di storie su "'u Zu' Luigi". Sono contento che la storia ha coperto Gigino di un alone leggendario, un po' come ha fatto col fenomeno del brigantaggio.
Ti rinnovo i miei complimenti!

 
At 2/12/09 19:16, Anonymous Anonimo said...

Ricordi romantici di una Cosenza che non c'è più...

Emigrante di Cosenza, via Panebianco

 
At 31/1/11 12:01, Anonymous Anonimo said...

Ma vi rendete conto di chi
parliamo,di un personaggio
d'altri tempi,la legge nella
legge,grazie alla superficialita'
dello Stato oggi in tutta la Calabria
si possono elencare 100,1000,10000
locali come Gigino u Zorru.
Svegliatevi figli di Calabria,
noi non abbiamo bisogno di questi
elementi,ma di uomini veri!!!!!!!!!

 

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