La ballata di Nick e Bart

Tre uomini in attesa della morte. Tre figure diverse accomunate da uno stesso destino, quello di essere assassinati "legalmente", nell'anno 1927, da uno Stato democratico. Quello Stato, anzi quella federazione di Stati, sono gli Stati Uniti d'America. Quegli uomini sono Celestino Madeiros, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Sacco e Vanzetti sono due persone perbene mentre Madeiros è un famigerato ladro e assassino il quale, all’approssimarsi della fine, tentò di riscattare una vita costellata di errori con un gesto nobile: confessò di esser lui l'autore degli omicidi per cui Sacco e Vanzetti erano stati condannati a morte, ma la sua ultima menzogna non fu creduta. "Ho visto la moglie di Sacco venirlo a trovare coi figli, e mi hanno fatto pena, quei figlioli" ebbe a dire Maideros nello spiegare il suo gesto.

Sedia ElettricaAll'epoca dei fatti, nello Stato del Massachusetts la pena capitale era eseguita per "elettrificazione" del condannato. Il dottor Alfred Southwick, dentista di Buffalo, aveva ideato e costruito la sedia elettrica nel 1889, effettuando i suoi primi esperimenti su un cavallo. Il primo uomo a salire sulla sedia elettrica fu, alle 6:35 del 6 agosto 1890, l'uxoricida William Kemmler. La sedia sulla quale si sedette era stata costruita in legno di quercia e dotata di un alto schienale inclinato, ampi braccioli, poggiatesta, cinghie e di due elettrodi regolabili, l'uno da collegarsi al sacro, l'altro alla testa. Nel tempo lo strumento subì diversi raffinamenti, nessuno dei quali fu in grado, tuttavia, di renderlo uno strumento di "civiltà avanzata" com'era nei sogni di Southwick. Si, perchè essere condannati a morire sulla sedia elettrica significa, ancora oggi, essere destinati a una morte atroce, che produce effetti visibilmente distruttivi: il corpo del condannato sobbalza spesso in avanti trattenuto solo dalle cinghie di contenimento, gli organi interni vengono letteralmente bruciati, la carne si gonfia e può perfino diffondere fuoco, la perdita di controllo sulla muscolatura fa sì che il prigioniero possa defecare o urinare, si verificano frequenti e abbondanti fenomeni di ematemesi e/o di epistassi. La morte sopraggiunge di solito due minuti dopo che la corrente ha iniziato a scorrere attraverso il corpo.

Il 23 agosto 1927 la sedia elettrica della prigione di Charlestown venne utilizzata tre volte in quattordici minuti. Alle 00:12 vi si sedette Celestino Madeiros. Alle 00:19 vi si sedette Nicola Sacco. Alle 00:26 vi si sedette Bartolomeo Vanzetti. A ogni esecuzione le luci del penitenziario si abbassarono tre volte.

Celestino Madeiros è una figura secondaria della nostra storia: i veri protagonisti sono Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. E' una storia di povertà, di razzismo, di sofferenza. E' la storia di due persone, due italiani, uccisi nei "civili" Stati Uniti d'America di ottant’anni fa. E' una storia che, per poter essere compresa appieno, richiede un salto indietro nel tempo.

A partire dal 1880 i flussi migratori degli italiani verso gli Stati Uniti d'America si fecero sempre più intensi. Sin dal principio, fra gli emigranti vi furono importanti esponenti del movimento anarchico quali Francesco Saverio Merlino, Pietro Gori, Giuseppe Ciancabilla, Errico Malatesta, Carlo Tresca e Luigi Galleani. Il "peso" di tali figure e dello stesso movimento anarchico può essere compreso se si pensa a quanto accadde la sera del 29 luglio 1900 a Monza, quando un giovane armato di rivoltella colpì a morte Umberto I, Re d'Italia. Il giovane attentatore fu subito arrestato e identificato: Gaetano Bresci, 31 anni, anarchico toscano emigrato negli Stati Uniti, di professione tessitore, tornato in Italia il 17 maggio 1900 con l'obiettivo preciso di uccidere il Re. Fin dal momento dell'arresto Bresci dichiarò di professare principi anarchici rivoluzionari e di aver fatto parte, a Patterson, negli Stati Uniti, di un circolo anarchico che pubblicava il periodico "La questione sociale". Egli, tuttavia, sostenne che il progetto di uccidere Umberto I era stato una sua iniziativa, pertanto nessun altro anarchico fu chiamato in causa. Per una parte degli emigranti italiani, dunque, gli Stati Uniti d'America erano la terra promessa non solo per quanto riguardava una vita lavorativa migliore, ma anche per quanto riguardava una vita sociale migliore, una vita che si svolgeva in un paese in cui certi ideali erano forti, ove i lavoratori alzavano la testa e passavano all'azione, alle manifestazioni, agli scioperi.

Sacco e VanzettiNicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti si muovevano in questo contesto. Ma chi erano Sacco e Vanzetti? Nicola Sacco era nato a Torremaggiore, in provincia di Foggia, il 27 aprile 1891. Probabilmente era già vicino alle idee anarchiche quando, nell'aprile del 1908, decise di partire per l'America assieme al fratello Sabino. Sacco lavorò nell'edilizia, presso la "Cenedella Construction Company", e nel tessile, presso la "Draper Company", prima di divenire un eccellente operaio specializzato di una fabbrica di calzature, la "Milford Shoe Company" di Milford, Massachusetts. Nel frattempo, nel 1909 il fratello Sabino era tornato in Italia. Nel 1912 Sacco sposò Rosina Zambelli, dalla quale ebbe due figli, Dante nel 1913 e Ines nel 1920. Nicola Sacco era un lavoratore indefesso, capace di sgobbare sei giorni la settimana per dieci ore al giorno, e un uomo impegnato socialmente, che sosteneva le rimostranze degli operai per salari più alti e condizioni di lavoro più umane. Bartolomeo Vanzetti era nato a Villafalletto, in provincia di Cuneo, l'11 giugno 1888. Figlio di agricoltori, a vent'anni entrò in contatto con le idee socialiste e, dopo la morte della madre Giovanna, decise di partire per l'America nel giugno del 1908. Vanzetti non aveva "un mestiere" e quindi fece i lavori più disparati muovendosi fra New York e Springfield prima di giungere a Plymouth, Massachusetts ove trovò un impiego presso una fabbrica di cordami, la "Plymouth Cordage Company". Nel 1916 Vanzetti guidò uno sciopero contro la ditta, finendo sulle liste nere dei datori di lavoro. Da allora, per sopravvivere, si mise in proprio iniziando a vendere il pesce con un carretto. Vanzetti era un avido lettore sin da quando, ancora in Italia, una pleurite lo costrinse a una lunga convalescenza ed ebbe l'occasione di avvicinarsi ai lavori di Marx, Darwin, Hugo, Gor'kij, Tolstoj, Zola e Dante.

Sacco e Vanzetti si incontrarono per la prima volta a Boston nel maggio del 1917 in occasione di un raduno anarchico degli appartenenti alla corrente di Luigi Galleani il quale, a partire dal 1903, pubblicava un foglio anarchico intitolato "Cronaca Sovversiva". Da quel momento in poi, le vite di Nicola e Bartolomeo si intrecciarono indissolubilmente. Dei due, Vanzetti era l'erudito, colui che aveva letto i "testi sacri" del socialismo e che poteva vantare una buona padronanza della lingua inglese, mentre Sacco era un tipico "pater familias" meridionale, tutto casa, lavoro e solidarietà, che faceva fatica anche con la lingua italiana. Nel 1917, Sacco e Vanzetti vissero insieme la "latitanza" di tre mesi in Messico al fine di evitare la coscrizione obbligatoria. Poi furono arrestati, negli stessi giorni in cui organizzavano un comizio in difesa della memoria di Andrea Salsedo, tipografo e diffusore del foglio di Galleani, arrestato a New York senza specifiche accuse, tenuto in isolamento per otto settimane e morto in circostanze misteriose volando giù, caduto o spinto, da una finestra al quattordicesimo piano del palazzo del Dipartimento di Giustizia di New York, il 3 maggio 1920.

L'America, l'America di Sacco e Vanzetti era una nazione dura, come nelle parole di Vanzetti: "Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America". Boston, la Boston di Sacco e Vanzetti era una città dura: il fronte principale della guerra alla "minaccia rossa", quella guerra combattuta con la politica del terrore instaurata dal ministro della giustizia Mitchell Palmer, culminata nell'arresto di quattromila persone e nella deportazione di mille sciagurati accusati di essere "potenziali criminali", la stessa guerra che un giovane poliziotto federale, Edgar Hoover, i politicanti, i giudici locali decisero di cavalcare e vincere a qualunque prezzo.

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono arrestati il 5 maggio del 1920. Tre giorni dopo il procuratore legale Frederick Katzmann contestò a Sacco e Vanzetti i reati di duplice omicidio e grassazione con riferimento ai fatti di South Braintree del 15 aprile 1920. Quel giorno, Frederick Parmenter, cassiere del calzaturificio "Slater and Morrill", accompagnato da Alessandro Berardelli, una guardia giurata, attraversava a piedi Pearl Street, nel centro della piccola cittadina industriale a sud di Boston. Il cassiere trasportava 15.776,51 dollari di incassi della ditta e non sapeva di stare andando incontro alla morte. Il dramma si consumò in pochi attimi: due uomini, evidentemente a conoscenza dei valori trasportati dalle loro vittime, estrassero le armi e spararono. Dopo essersi appropriati del bottino si diedero alla fuga con l'auto dei tre complici in attesa. In aggiunta, Vanzetti fu accusato di un tentativo di rapina verificatosi il 24 dicembre 1919 a Bridgewater, Massachusetts, ai danni della "L.Q. White Shoe Company". Nonostante fosse incensurato, avesse un forte alibi e decine di persone testimoniarono in suo favore, Vanzetti subì una prima condanna, con pena variabile da 10 a 15 anni di reclusione, in un processo tenutosi a Plymouth, Massachusetts.

Il processo principale, quello relativo ai fatti di South Braintree, ebbe inizio il 31 maggio 1921 a Dedham, Massachusetts. Fu una commedia tragica, che ebbe come attori il giudice Webster Thayer, il procuratore Frederick Katzmann, lo sceriffo Michael Stewart e l'avvocato Fred Moore, poi sostituito da William Thompson.

L'impianto accusatorio era stato costruito principalmente sulle investigazioni di Michael Stewart il quale, con riferimento al tentativo di rapina ai danni della "L.Q. White Shoe Company" di Bridgewater, iniziò a indagare sul conto di Ferruccio Coacci, un anarchico italiano. Coacci, che avrebbe dovuto essere rimpatriato in Italia il 15 aprile e che in previsione della partenza aveva da poco lasciato il lavoro alla "Slater and Morrill", non si presentò all'ufficio immigrazione. Insospettito, Stewart decise di parlare con Coacci ma, recandosi a casa di questi, fu accolto da un altro uomo, anch'egli italiano e anch'egli anarchico: Mario Boda. Boda si mostrò disponibile verso Stewart dicendogli che Coacci era stato nel frattempo rimpatriato, facendogli visitare la casa e dichiarando di possedere un'automobile, la quale si trovava in riparazione presso l"Elm Square Garage" di Simon Johnson. A questo punto gli italiani temettero di venire accusati di un complotto dinamitardo scoperto dalla polizia il 28 aprile 1919 e diretto a colpire trenta personalità ritenute nemiche del movimento anarchico. Boda, Sacco e Vanzetti, assieme a un altro anarchico, Riccardo Orciani, decisero quindi di incontrarsi all"Elm Square Garage" per ritirare l'auto e ripulirla da eventuali tracce, quali ad esempio i volantini in difesa di Andrea Salsedo. Nel frattempo, Stewart aveva preparato la sua trappola: non riuscendo a rintracciare più Boda, si accordò con Simon Johnson affinchè questi chiamasse la polizia quando qualcuno avesse voluto ritirare l'automobile. Quando i quattro italiani, trovando il garage chiuso, si recarono a casa di Johnson per reclamare la vettura, Ruth, la moglie di questi chiamò la polizia, come da accordi fra il marito e lo sceriffo. Insospettiti dalla titubanza di Johnson, Boda e Orciani si allontanarono a bordo della moto di quest'ultimo mentre Sacco e Vanzetti si recarono verso la stazione ferroviaria e salirono sul treno a bordo del quale furono poi arrestati dalla polizia presso la stazione di Brockton. Il delitto di South Braintree era stato compiuto da cinque uomini, i due esecutori e i tre complici che attendevano in macchina. Per il delitto di South Braintree vi erano ora cinque indiziati, ma Coacci era già stato espulso dagli Stati Uniti, Orciani fu subito scagionato in virtù del suo alibi e Boda si era già reso irreperibile. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono gli unici a rimanere invischiati nella vicenda.

In ambito processuale le prove a carico di Sacco e Vanzetti furono costituite da testimonianze oculari, perizie balistiche, evidenze materiali e dal comportamento dei due in sede di escussione preliminare da parte della polizia. Tutte le prove vennero confutate dalla difesa, ma gli sforzi di Fred Moore non servirono a nulla. A nulla servì dimostrare che nessuno dei testimoni oculari fosse in grado di riconoscere in Sacco e Vanzetti, al di là di ogni ragionevole dubbio, i sicari di South Braintree. A nulla servì dimostrare che, al momento del delitto, Vanzetti stava vendendo pesci per strada mentre Sacco si trovava al consolato italiano per chiedere un passaporto e tornare in Italia. A nulla servì dimostrare che il cappello ritrovato sulla scena del delitto non era della misura di Sacco. A nulla servirono le affermazioni di Sacco e Vanzetti, secondo i quali le bugie dell'interrogatorio preliminare avevano una sola spiegazione: la paura, quella paura che era la compagna quotidiana di un anarchico, di un italiano, nel clima da "terrore rosso" di quegli anni. A nulla servirono le dichiarazioni dei gangsters di una banda criminale italiana, la "Banda Morelli", i quali confessarono e diedero nomi, circostanze, dettagli. A nulla servì il fatto che il danaro non fu mai ritrovato. La sentenza di colpevolezza per Sacco e Vanzetti fu pronunciata dalla giuria il 14 luglio 1921.

L'effetto più immediato della sentenza fu lo scatenarsi di un'ondata di forti reazioni in tutto il globo. Affollatissime manifestazioni di piazza si tennero nelle principali città americane ed europee mentre una incredibile quantità di intellettuali e uomini comuni fecero sentire la propria voce alle autorità inviando lettere, telegrammi e petizioni. Sotto pressione, il Governatore del Massachusetts Alvan Fuller decise di rispondere nominando un collegio di tre "saggi", cui fu demandato il compito di stabilire se la condanna fosse giusta o meno. Al termine di due mesi di investigazioni, il triumvirato composto da Robert Grant, giudice in pensione, Lawrence Lowell, rettore di Harvard e Samuel Stratton, rettore del MIT, concluse che se Sacco e Vanzetti fossero stati messi a morte giustizia sarebbe stata fatta.

La "passione" di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti durò sei anni. Sei anni di lenta agonia della democrazia e della giustizia, come nelle parole che il giudice Webster Thayer rivolse a un suo amico poco dopo aver emesso la sentenza: "Hai visto che cosa gli ho fatto a quei due bastardi anarchici, l’altro giorno?" Sei anni di denuncia, come nella parole di Vanzetti: "Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della terra, io non augurerei a nessuna di queste ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole: io sto soffrendo perché io sono un radicale, e davvero io sono un radicale; io ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano..." Sei anni di orgoglio disperato, come nelle parole di Sacco: "E se mi uccidereste e io potrebbe rinascere, io tornasse davanti a voi giudici per farmi ammazzare ancora."

Funerali Sacco e VanzettiAl termine dell'esecuzione, l'America di Webster Thayer e di Frederick Katzmann non nutriva più alcun interesse verso le salme di Nicola e Bartolomeo, le quali vennero restituite a parenti e amici. Il certificato di morte di entrambi conteneva quattro parole, le più fredde che un uomo possa usare per spiegare la morte di un suo simile: "Shock elettrico, omicidio giudiziario." I funerali di Nicola e Bartolomeo si tennero il 28 agosto 1927 presso la "Funeral Home" di Joseph Langone, a North End. Migliaia di persone presero parte al corteo funebre diretto verso il cimitero di Forest Hills, dove le due salme furono cremate. Fu la sorella di Bartolomeo Vanzetti, Luigina, a riportare in patria le ceneri del fratello e di Nicola Sacco. La tragedia di Sacco e Vanzetti avrebbe potuto concludersi qui. Sarebbe stata l'ennesima storia di ordinaria follia giudiziaria. Ma non fu così, giacchè quella storia stava diventando qualcosa di più grande: un simbolo. E il primo ad accorgersene fu proprio Bartolomeo Vanzetti, che lo disse in faccia ai suoi carnefici: "Mai vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini. Il fatto che ci tolgano la vita, la vita di un buon operaio e di un povero venditore ambulante di pesce...è tutto! Questo momento è nostro! Quest'agonia è la nostra vittoria!"

La vicenda di Nicola e Bartolomeo fu oggetto di interesse anche per il mondo dell'intrattenimento cinematografico e musicale. Nei primi anni settanta fu realizzato, per la regia di Giuliano Montaldo, "Sacco e Vanzetti", che vide Gian Maria Volontè nel ruolo di Bartolomeo Vanzetti, Riccardo Cucciolla nel ruolo di Nicola Sacco, Geoffrey Keen nel ruolo di Webster Thayer, Cyril Cusack nel ruolo di Frederick Katzmann, Milo O'Shea nel ruolo di Fred Moore e William Prince nel ruolo di William Thompson. Nello stesso periodo, Joan Baez dedicò loro "La ballata di Sacco e Vanzetti" e alcuni versi, quelli che seguono, in "Here's to you": "Here's to you, Nicola and Bart/Rest forever here in our hearts/The last and final moment is yours/That agony is your triumph."

Ottant’anni dopo l'esecuzione, ci si interroga ancora sulla colpevolezza o sull'innocenza di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Questa è, probabilmente, la testimonianza migliore di come questo caso sia stato e sia tuttora capace di segnare profondamente l'animo di chiunque vi si avvicini. Nel corso degli anni, elementi nuovi sembrano essere emersi a supportare la tesi che Sacco potesse essere realmente colpevole. Fra questi, una nuova perizia balistica eseguita nel 1961 e le dichiarazioni di due vecchi anarchici, Carlo Tresca e Giovanni Gambera. Seppure importanti, questi nuovi elementi hanno oggi poco valore, a fronte di ciò che questa storia ha lasciato al mondo, a fronte dell'eredità di Sacco e Vanzetti.

Una parte importante di quell'eredità è costituita da un fiume di parole, tutte quelle che sono state dette e scritte a proposito della vita di Nicola e Bartolomeo. Fra tutte quelle parole, ci piace ricordare quelle spese il 23 agosto 1977 dal governatore del Massachusetts Michael Dukakis: "Io dichiaro che ogni stigma e ogni onta vengano per sempre cancellate dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti." Con queste parole, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti non furono perdonati, giacchè il perdono avrebbe implicato una ammissione di colpevolezza. Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti ricevettero delle scuse.

posted by Schloss Adler @ 00:26,

2 Comments:

At 23/8/07 15:22, Blogger Unknown said...

Finalmente! Lo indicherò pure al mio cognatino. S.

 
At 23/8/07 19:17, Blogger Schloss Adler said...

Mi scuso per averti fatto attendere così tanto, ma ho pensato a un'ora e una data di ri-pubblicazione (i pochi che mi conoscono sanno che questo pezzo era stato scritto qualche anno fa) ben precisa: la vicenda di Sacco e Vanzetti finiva (o iniziava, dipende dai punti di vista) alle 00.26 del 23 agosto 1927, esattamente ottant'anni fa.
Grazie della pubblicità!
SA

 

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