Memorie di una Trabant 24 luglio 2007


L'orrore delle sigle si può leggere nei libri. Il dossier di Timothy Garton Ash, difficilissimo da rintracciare in lingua italiana, è un piccolo gioiello di prosa nel quale l'autore, controllato dalla Stasi durante la sua permanenza a Berlino del 1978, ripercorre a ritroso la sua esperienza nella DDR e dopo aver consultato i dossier che lo riguardavano rintraccia alcune delle spie che lo avevano controllato e li intervista, per cercare di capire i motivi della loro scelta. L'orrore delle sigle si può vedere al cinema. Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck è un ritratto della DDR dei primi anni ottanta, a tratti spietato ma fondamentalmente carico di speranza nelle virtù degli uomini, incentrato sulla figura di un capitano della Stasi che, incaricato di spiare una coppia di artisti, avrà modo di rivedere molte delle sue convinzioni sul "socialismo irreale" della DDR. Ogni volta che leggo libri come Il dossier o guardo film come Le vite degli altri mi tornano in mente i racconti che Julia mi fece di quegli eventi e mi viene voglia di ringraziarla, per avermi regalato decine di immagini di quella'epoca visti con gli occhi di una persona della mia età. L'orrore delle sigle si può ascoltare dalla viva voce di una persona amica. E fa un po' meno male.
posted by Schloss Adler @ 08:25,
9 Comments:
- At 25/7/07 22:24, Unknown said...
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Bellissimo e terribile... bravo, come sempre. Grazie.
S. - At 25/7/07 23:28, Schloss Adler said...
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Arrossisco.
Grazie della visita e... a presto! - At 30/7/07 12:26, said...
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Grazie a te. Un abbraccio. J.
- At 30/7/07 18:49, said...
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Storielle!
La DDR era uno stato libero, pacifico e socialista. E' probabilmente quest'ultimo aggettivo che urta l'appassionato scrittore.
Le pratiche della Stasi non si discostano da quelle promosse da altri servizi di sicurezza di allora e di oggi: della Cia e del KGB ma anche del nostro italianissimo SISMI (vedi l'episodio di Abu Omar oggi, come quello delle stragi di stato e del "golpe borgehse" ieri).
Detto questo credo di aver ragione di credere che l'autore dell'articolo non abbia mai vissuto nella DDR. Eppure con tanta enfasi si fa giudice della storia e portatore di una verità che vuole proporre come assoluta, inconfutabile, incontestabile.
Fortunatamente questa propaganda, tanto scontata quanto demagocica, a distanza di ventanni dalla caduta del muro, in una Germania unita dilaniata dalla pesante crisi economica, si scontra con il giudizio assai critico degli ex "ossie", al punto da veder fiorire fra di essi addirittura uno stato d'animo con tanto di nome, comune non solo ai vecchi reduci anche alle nuove genarazioni: la "ostalgia", letteralmente nostalgia dell'est.
Assai lungimirante fu Erich Hockner quando di fronte al tribunale farsa della Germania unita aafermava quanto segue: "Un numero sempre maggiore di persone dell'est si renderanno conto che le condizioni di vita della DDR li avevano deformati assai meno di quanto la gente dell'ovest non sia deformata dall'economia di mercato e che nei nidi, negli asili e nelle scuole i bambini della DDR crescevano più spensierati, più felici, più istruiti, più liberi dei bambini delle strade e delle piazze dominate dalla violenza della RFT. I malati si renderanno conto che nel sistema sanitario della DDR, nonostante le arretratezze tecniche, erano dei pazienti e non oggetti commerciali del marketing dei medici. Gli artisti comprenderanno che la censura, vera o presunta, della DDR non poteva recare all'arte i danni prodotti dalla censura del mercato. I cittadini constateranno che anche sommando la burocrazia della RDT e la caccia alle merci scarse non c'era bisogno che sacrificassero tutto il tempo libero che devono sacrificare ora alla burocrazia della RFT. Gli operai e i contadini si renderanno conto che la RFT è lo Stato degli imprenditori (cioè dei capitalisti) e che non a caso la DDR si chiamava Stato degli operai e dei contadini. Le donne daranno maggior valore, nella nuova situazione, alla parità e al diritto di decidere sul proprio corpo di cui godevano nella DDR.
Dopo aver conosciuto da vicino le leggi e il diritto della RFT molti diranno, con la signora Bohley, a cui i comunisti non piacciono: "Abbiamo chiesto giustizia. Ci hanno dato un altro Stato". Molti capiranno anche che la libertà di scegliere tra CDU/CSU, SPD e FDP è solo una libertà apparente. Si renderanno conto che nella vita di tutti i giorni, specialmente sul posto di lavoro, avevano assai più libertà nella DDR di quante ne abbiano ora. Infine la protezione e la sicurezza che la piccola DDR, così povera rispetto alla RFT, garantiva ai suoi cittadini non saranno più minimizzate come cose ovvie, perché la realtà quotidiana del capitalismo si incaricherà adesso di far capire a tutti quanto fossero preziose."
Come sempre la boria mediatica dell'imperialismo si sfalda di fronte all'esperienza quotidiana: le luci di Hollywood si spengono di fronte all'ingiustizia sociale.
saluti
niccolò zanotelli - At 31/7/07 09:46, Schloss Adler said...
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"L'appassionato scrittore" non è per niente infastidito dall'aggettivo "socialista": semplicemente ritiene che Olof Palme fosse un socialista mentre Nicolae Ceausescu fosse un criminale. E in Italia stava "a sinistra", anche attivamente, ben prima della Bolognina.
"L'autore dell'articolo" non ha mai vissuto nella DDR, verissimo, ma ciò non significa che non ci si possa documentare su un qualsiasi fatto parlando con le persone che lo hanno vissuto e/o leggendo libri, giornali e quant'altro. Affermare, implicitamente, che non si possa parlare e scrivere di fatti che non si sono vissuti direttamente sarebbe come dire che il mestiere dello storico sia privo di qualsiasi senso.
La "pesante crisi economica" è una frase buona per tutte le stagioni e tutte le (n)ostalgie, smentita, come spesso accade, dai numeri: secondo le stime dell'Istituto DIW, la crescita del PIL si attesterà al 2,7% nel 2007 e al 2,8% nel 2008; la disoccupazione al 8,8% nel 2007 e al 7,9% nel 2008; l'inflazione resterà stabile al 1,9%.
Dov'è la demagogia? Dov'è la propaganda?
La boria mediatica del socialismo, parafrasando certa prosa altisonante, si sfalda dinanzi all'assassinio di Peter Fechter e ai commenti saputelli seminati ovunque in internet.
Grazie della visita.
Saluti,
SA - At 31/7/07 12:01, said...
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I miei commenti come gli articoli sono stati spesso dalla "prosa altisonante", come lei dice, ma mai "saputelli", come lei ancora dice. Ho sempre espresso le miei idee con determinazione e coerenza, senza privarmi mai del piacere di una provocazione, ma nel pieno rispetto del più genuino spirito dialettico e dell'interlocutore.
Entrando nel merito della replica, contesto i suoi dati sulla disoccupazione:
"(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 31 lug - In Germania, il tasso grezzo di disoccupazione si e' attestato all'8,9% a luglio dall'8,8% di giugno. Lo comunica l'Agenzia del lavoro. I disoccupati sono aumentati di 28mila unita' a 3,715 milioni."
Questo a riprova che le previsoni non sempre vengono rispettate quando un sistema si basa sulla finzione del libero mercato.
La Germania rimane uno dei paesi d'Europa con il più alto tasso ti disoccupazione.
A riprova di quanto i tedeschi siano consci di questo così come anche delle cotraddizioni di un sistema che conserva lo status quo, allego un altro articolo, tanto per non apparire saputello citando a braccio:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200707articoli/24207girata.asp
L'ascesa della Linke non è ancora una volta la riprova di quello che diceva Honecker?
Sempre con rispetto
Niccolò Zanotelli - At 31/7/07 15:52, Schloss Adler said...
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Il bello (e il brutto) dei dati macroeconomici è che si prestano alla interpretazioni più disparate: ognuno li filtra con lenti di colore diverso, spesso senza comprenderli. Ne è un esempio la posizione diversa, rispetto a quella riportata per contestare "i miei dati" dall'Agenzia ANSA:
ROMA, 31 LUG - La disoccupazione tedesca a luglio e' scesa per il diciottesimo mese consecutivo, toccando i minimi degli ultimi 14 anni. Lo ha reso noto l'agenzia del Lavoro tedesca, secondo il tasso e' sceso al 9% dal 9,1% di giugno. Il numero dei senza lavoro, destagionalizzato, e' risultato in calo questo mese di 45.000 unita', raggiungendo quota 3,77 milioni. Gli economisti, sentiti dalla Bloomberg, si aspettavano un calo piu' contenuto, di sole 28.000 unita'.
Questi dati, che provengono dall'Agenzia del Lavoro tedesca, sono misurazioni ex-post del fenomeno, mentre quelli da me riportati nel primo commento, che provenivano dall'Istituto di ricerca DIW, erano delle stime con orizzonte temporale biennale. Il 9% "puntuale" di giugno, sarà probabilmente, a voler essere pessimisti, un 8,8% a dicembre, su base annua. Probailmente il valore sarà anche più basso, se si guarda all'andamento mensile dei dati, come certificati dall'Istituto Statistico Tedesco.
Per concludere, se ci si volesse prendere la briga di analizzare la situazione europea in maniera comparata, si scoprirebbe che la Germania non è affatto "uno dei paesi d'Europa con il più alto tasso di disoccupazione".
Cordialmente,
SA - At 31/7/07 19:47, said...
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Beh che dire, se il futuro dei tedeschi è così roseo come parrebbe volersi spacciare anche il presente, allora i consensi di Lafontaine (addirittura 1/3 della ex DDR lo ha votato nelle ultime elezioni) sono destinati a ridursi, cosi' come la pesante crisi (sperando che almeno questa non venga negata) della SPD.
La trafila di dati macroeconimici però non mi convince, anche perchè non saprei spiegarmi la ragione di un dibattito politico tedesco in questi giorni fortemente incentrato sulla proposte dederriane della LInke. Proposte per una volta di "sinistra" (cito solo lo slogan di Lafontaine che due terzi dei tedeschi, sondaggio "Faz", condividono: "posso rinunciare a una libertà che produce milioni di disoccupati e di bisognosi, mentre le grandi imprese fanno profitti record"), tendenza ormai sepolta almeno in italia dalle chiacchiere di riformisti e simili.
Saranno probabilmente le prossime elezioni a smentire uno di noi due.
Ancora saluti
niccolò zanotelli - At 1/8/07 10:14, Schloss Adler said...
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C'è un dato numerico che "chiude il cerchio" (almeno secondo me) e riporta tutte le considerazioni alla loro origine, ovvero a quanto da me scritto nel post che andiamo commentando. Da un sondaggio Allensbach emerge che per il 45% dei tedeschi, percentuale che sale al 57% nei Länder dell’est, il socialismo sia "una buona idea che è stata applicata male". Si tratta del tema centrale dell'intera discussione, sul quale lo stesso Michail Bakunin pronunciò parole profetiche: "la libertà senza socialismo è privilegio, ingiustizia; il socialismo senza libertà è schiavitù, barbarie". Purtroppo nei Paesi che hanno tentato la strada del socialismo reale (o che ancora la tentano, come la Corea del Nord) la previsione di Bakunin si è avverata in pieno.
Appuntamento alle prossime elezioni tedesche, allora.
Saluti,
SA