Un bel morir, tutta la vita onora

E così, dopo infiniti giorni di polemiche, dibattiti parlamentari, inchieste giornalistiche e battaglie legali, Piergiorgio Welby è volato via per sempre. E' accaduto stanotte, la notizia è stata resa pubblica in mattinata da Marco Pannella, il quale non ha mancato di ricordare la lotta di Welby, così come quella di Luca Coscioni, per una "morte civile" in un Paese civile. Nonostante il clamore degli ultimi mesi, c'è qualcosa di molto intimo e privato nella fine della vicenda umana di Welby: lo sciopero dei giornalisti della carta stampata, unitamente alle prossime festività natalizie, gli assicurano un'uscita di scena ovattata, un ultimo viaggio in sordina, un silenzio fuori ordinanza lungo cinque giorni. Non accendete la televisione in questi giorni, non gonfiate l'auditel e il portafoglio dei vari Bruno Vespa e Giuliano Ferrara: lasciate che Piergiorgio Welby si allontani piano, senza rumori di fondo.

posted by Schloss Adler @ 09:50,

Sconsigli per gli acquisti

Play VibrationsPlay Vibrations è l'anello stimolante studiato da Durex per offrire fino a 20 minuti di divertimento e vibrante piacere sia per lui che per lei. L’anello è monouso, però può essere acceso e spento più volte ed è utilizzabile con o senza profilattico, anche se ne è sempre raccomandato l'uso. Il costo per questi venti minuti "felici" è di 7€.

Dopo l'iniziale smarrimento e con l'ausilio ci internet si riesce a capire meglio cosa sia. Play Vibrations è un anellino di plastica, dotato di batterie, che si pone alla base del pene e che dopo l'accensione si mette a vibrare stimolando con la parte superiore, sporgente e ovaleggiante, la clitoride. L'anello inoltre, stringendo alla base del pene, sembrerebbe garantire un'erezione più duratura. Alcuni esperti, che l'hanno già provato sul campo, commentano che purtroppo la fascetta plastificata tende a rompersi molto spesso.

Tra gli americani, che ce l'hanno già da oltre un anno, non sembra aver riscosso un grande successo. Per una volta, vediamo di prendere esempio da loro.

posted by Schloss Adler @ 20:29,

Scream for me Milano!

Il grande giorno era fissato da mesi: avevamo acquistato i biglietti per il concerto sin dal 27 giugno, pochi giorni prima che andassero completamente esauriti. Delle due date previste, a noi era toccata la seconda: domenica 3 dicembre 2006, Datchforum di Assago, Milano. Per me sarebbe stato il terzo concerto, per il mio amico Antonio il sesto, ma tant'è: ogni concerto è unico e irripetibile e le emozioni sono sempre fortissime. Visto che a Milano risiedono amici e parenti, decidiamo di partire al sabato mattina, in modo da avere più tempo da trascorrere in totale libertà.

Sofonisba AnguissolaIl sabato meneghino inizia alle 13.30 in via Sofonisba Anguissola: che nome strano, chissà chi era. Provo subito a colmare la nostra ignoranza, che si spinge addirittura fino al genere (Sofonisba, che nome è? Uomo o donna?) del personaggio storico leggendo ad alta voce da una targa: "Sofonisba Anguissola, Pittrice. 1533-1625". La risposta che ottengo da Antonio esprime tutta lo stordimento accumulato nel viaggio: "Pittrice, quindi era un uomo". Bene, passiamo avanti e andiamo dal kebabbaro di fiducia dei nostri amici, i quali ci hanno detto meraviglie del posto. In effetti, il kebab di "Aladino" (via Anguissola, 21) è davvero superlativo. Approfittiamo della lucidità ritrovata grazie al cibo per abbozzare un programma per la serata: Inter-Siena allo stadio, poi cena in ristorante Milanese D.O.C.

BurdissoLo stadio, enorme, ribolle già di entusiasmo quando riusciamo a prendere possesso dei nostri posti: secondo anello, tribuna laterale rossa, 27 euro, tanto per gradire. La partita si rivela alquanto noiosa e piatta: la superiorità tecnica dei fuoriclasse dell'Inter è strabordante, quasi quanto la loro svogliatezza nell'affrontare il "piccolo" Siena, quasi una vittima predestinata. Segna Burdisso dopo pochi minuti e nel secondo tempo Crespo mette al sicuro il risultato con un goal di rara bellezza. Per il Siena solo l'illusione di un rigore, neutralizzato da Julio Cesar. Lasciamo lo stadio e, gentilmente accompagnati dalla ragazza di un amico, ci rechiamo, in auto verso il centro. Riusciamo a fatica a parcheggiare il mezzo e poi ci dirigiamo verso la nostra meta: "Antica Osteria Il Giardinetto" (via Tortona, 19).

Il posto è molto bello, curato ed elegante, i camerieri sono gentili e cordiali nel declamarci tutte le virtù della cucina tipica... Piacentina! Volevamo mangiare Milanese, in fondo abbiamo sbagliato di soli 70 chilometri. Tuttavia, il cibo è ottimo e le bevande lo sono altrettanto: 45 euro a testa non sono troppi, considerando che abbiamo dato fondo al menu in tutte le sue declinazioni. Usciti dal ristorante, decidiamo di recarci in un localino tranquillo per un cocktail digestivo. Con lo stomaco alleggerito da un ottimo cuba-libre, salutiamo gli amici e dirigiamo verso Porta Genova, alla ricerca di un taxi. La concorrenza del popolo della notte è spietata, Radio Taxi si fa beffe di noi. Giunti a Porta Ticinese, dopo ulteriori vani tentativi di trovare un taxi, ma soprattutto "una birretta defatigante" per Antonio, decidiamo di avviarci a piedi verso la nostra meta. In prossimità del duomo riusciamo a conquistare al volo un taxi: il taxista, che si rivela un fine conoscitore della notti milanesi, vissute al ritmo di "caffè, aulin per il mal di testa, sigaretta e via andare fino alle 7 del mattino", ci conduce a Porta Venezia, la nostra meta, per soli 8,50 euro. Anche qui i locali sono tutti chiusi: dopo soli quattro tentativi infruttuosi, alle 3.30 del mattino, Antonio si convince che sia venuta l'ora di andare a letto.

Il risveglio di domenica non è dei migliori: i residui della notte brava di sabato si sentono tutti, ma l'adrenalina per la serata inizia ad accumularsi velocemente. Optiamo per un pranzo veloce in Corso Buenos Aires, dove incrociamo un Lino Banfi in veste familiare e lo vediamo aggirarsi indisturbato per i negozi. Ci chiediamo cosa sarebbe successo se fossimo stati a Bari, piuttosto che a Milano: probabilmente avremmo assistito a un amorevole assalto all'artista da parte della folla. Dopo aver ingurgitato alcuni etti di pizza, decidiamo di tornare a casa per un riposino, prima di partire alla volta del Datchforum verso le 17.30. Il tragitto verso il palasport prevede l'uso della Metropolitana, linea rossa da "Porta Venezia" fino a "Cadorna", poi linea verde da "Cadorna" fino a "Famagosta" e poi di un bus navetta. Giunti a "Famagosta", l'inefficienza ci si prospetta dinanzi agli occhi in maniera inusitata: un solo bus di città che fa avanti e indietro dal Datchforum fino alla fermata della Metropolitana, a fronte delle centinaia di fans che continuano a giungere alla fermata da ogni angolo della città. Manchiamo il primo autobus, la calca è troppa, ma riusciamo con molta fatica a salire sul secondo. Giunti al forum, la fila che ci si para dinanzi è enorme: una massa enorma di persone in lento movimento che si dipana su una stradina lunga almeno 500 metri. Per fortuna la fila è alquanto scorrevole e dopo circa mezz'ora riusciamo a conquistare il tanto agognato ingresso.

Prendiamo posto nelle tribune centrali, in alto, proprio di fronte al palco, quando sono le 19.45 e Lauren Harris si appresta a completare il suo show. La figlia di Steve Harris è grintosa, ha una bella voce, sul palco è inarrestabile: buon sangue non mente? Alle 20 inizia lo show del gruppo di supporto: si tratta dei Trivium. Musica tosta, tecnica e velocità, e mentre il pubblico che urla "Maiden, Maiden, Maiden" ha già nel cuore altre emozioni, ci chiediamo quanto debba essere duro fare da spalla a una band di mostri sacri del rock. Sono pensieri che volano via velocissimi, assieme alla preparazione del palco, dietro un enorme tendone nero, alla musica dei Kiss in sottofondo, all'emozione che si legge nel volto dei vicini di posto. Il Datchforum è ormai colmo all'inverosimile: i numeri ufficiali parlano di 12.000 biglietti venduti. Il colpo d'occhio è davvero impressionante.

La decisione presa dagli Iron Maiden, di riproporre per intero il loro ultimo album, "A Matter Of Life And Death" nella setlist del loro tour mondiale 2006 ha suscitato non poche polemiche. Si tratta di una scelta coraggiosa, che ha precedenti illustri nella storia della musica: si pensi, ad esempio, ai Pink Floyd e al loro "Dark Side Of The Moon". Eppure, molti fra i fans hanno violentemente criticato tale scelta: durante il concerto del 12 Ottobre al Nassau Coliseum di New York, si è potuto vedere, ad esempio, Bruce Dickinson strappare un cartellone lanciatogli da un supporter che recitava: "Play Classics". Questi pensieri affollavano la mia mente quando all'improviso è partita "Doctor Doctor" degli UFO. L'esperienza degli altri concerti mi aveva insegnato che dopo quel pezzo si sarebbero abbassate le luci e lo spettacolo avrebbe avuto inizio. The Gods of Metal are on Stage!

Bruce DickinsonLa Intro è, al solito, un pezzo di Musica Classica. Il pubblico è già caldissimo quando l'urlo di Nicko lancia il primo pezzo: Different World. Dave, Adrian, Janick e Steve entrano di corsa sul palco, seguiti poco dopo da Bruce, che attacca a cantare e dimostra subito di essere in splendida forma: la sua estensione vocale è davvero impressionante. I pezzi si susseguono l'uno dopo l'altro, a These Colours Don't Run segue Brigther Than A Thousand Suns, tra le acrobazie di Janick, i riffs di Adrian e di Dave, gli acuti di Bruce, le corse di Steve da un lato all'altro del palco. Nicko stasera sembra davvero un martello: il suono potente e pulito della sua batteria mi impressiona. All'inizio di The Pilgrim, Bruce si avvicina all'estremità sinistra del palco, sporgendosi verso il pubblico. Dalla folla un idiota gli lancia contro dell'acqua, facendo sì che il microfono ne risulti danneggiato e che la prima metà della canzone venga eseguita in versione solo strumentale. Dopo aver ripreso a cantare, Bruce si riavvicina un paio di volte al cretino di turno, in segno di sfida, ma per fortuna non accadranno altri incidenti. Nel mentre lo sfondo del palco cambia ad ogni pezzo e quando è la volta di The Longest Day, avente a tema lo sbarco in Normandia, vengono proiettate le riproduzioni di articoli di giornale originali dell'epoca. Prima di Out Of The Shadows, Bruce bacchetta scherzosamente il pubblico: "Good evening Milano! It's Sunday today. Did you go to church? No? This is bad... Anyway, we are here tonight and this is our church. The church of Iron Maiden". E' poi la volta di The Reincarnation Of Benjamin Breeg, della stupenda For The Greater Good Of God e degli ultimi due pezzi del nuovo album, Lord Of Light e The Legacy. L'esecuzione del primo "classico", Fear Of The Dark, manda la folla in visibilio: tutto il pubblico canta all'unisono la prima metà della canzone, assecondato da Bruce. EddieE' poi la volta di Iron Maiden, durante la quale l'enorme sagoma di un carro armato si eleva alle spalle di Nicko: dalla sagoma fuoriesce Eddie, il quale scruta il pubblico con dei binocoli. E' il momento della pausa, pochi minuti scanditi dall'urlo incessante dei fans: "Maiden, Maiden, Maiden". Si riprende con uno scherzoso richiamo di Bruce al ritardatario Janick, che introduce a Two Minutes To Midnight. Il concerto volge ormai al termine quando viene eseguita la bellissima The Evil That Men Do, che vede l'ingresso in scena di un Eddie vestito da soldato, contro il quale al solito si scaglia Janick. E, per finire, si chiude con Hallowed Be Thy Name. Sudati, stanchi, emozionati e felici abbandoniamo il Datchforum. Ci attende una nuova lotta per accaparrarci un posto sul bus navetta, poi la Metropolitana e un ultimo kebab prima di andare a letto e ripartire alla volta di casa l'indomani.

Ormai sono passate quasi 24 ore dal concerto: le mie orecchie sono ancora leggermente fuori uso a causa del volume altissimo, le gambe e le braccia mi fanno ancora male a causa dei chilometri percorsi a piedi, della scomoda posizione nel palasport e sugli autobus, ma sono davvero felice. Si è trattato di uno spettacolo stupendo ed emozionante. Chissà, forse lo avrebbe apprezzato anche Sofonisba Anguissola.

posted by Schloss Adler @ 16:50,