Il Vaticano e la moratoria della verità

Desaparecidos ArgentinaHo letto che stamattina Sua Santità Benedetto XVI si sarebbe "rallegrato del fatto che lo scorso 18 dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia adottato una risoluzione chiamando gli Stati ad istituire una moratoria sull'applicazione della pena di morte" e che abbia poi fatto voti "che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana". Il motto che Joseph Ratzinger ha scelto per il suo papato recita che "nos ergo debemus sublevare huiusmodi, ut cooperatores simus veritatis"; Benedetto XVI ci dice, quindi, che "dobbiamo innalzarci a tal punto da essere cooperatori della verità". Sono parole importanti, esprimono delle intenzioni che potrebbero essere utili, ad esempio, a capire il comportamento della gerarchia ecclesiastica durante il Processo di Riorganizzazione Nazionale dell'Argentina negli anni che vanno dal 1976 al 1983.

In un'intervista dell'ottobre 1997, Adolfo Scilingo, ex militare argentino, si espresse in maniera inequivocabile sui famigerati vuelos de la muerte: "I voli furono comunicati ufficialmente da Mendía (viceammiraglio della Armada, la marina militare) pochi giorni dopo il golpe militare del marzo 1976. Ci è stato spiegato che le procedure per lo smistamento dei sovversivi nell'Armada si sarebbero svolte senza uniformi, indossando solo scarpe da ginnastica, jeans e magliette. Ci ha spiegato che nell'Armada i sovversivi non sarebbero stati fucilati, giacché non si volevano avere gli stessi problemi avuti da Franco in Spagna e Pinochet in Cile. E neanche bisognava andare contro al Papa, ma è stata consultata la gerarchia ecclesiastica ed è stato adottato un metodo che la Chiesa considerava cristiano, ossia gente che si alza in volo e non arriva a destinazione. Davanti ai dubbi di alcuni marinai, si è chiarito che i sovversivi sarebbero stati buttati nel bel mezzo del volo. Di ritorno dai voli, i cappellani cercavano di consolarci ricordando un precetto biblico che parla di separare l'erba cattiva dal grano".

Per i suoi reati, nell'aprile del 2005 Scilingo è stato condannato a 640 anni di carcere da un Tribunale di Madrid, in Spagna. Christian von Wernich, cappelano dei centri di tortura argentini, è stato invece condannato all'ergastolo nell'ottobre del 2007 in Argentina, dal Tribunale di La Plata. Nessuna condanna penale o morale è stata pronunciata, invece, nei confronti di Pio Laghi, nunzio apostolico in Argentina ai tempi della dittatura, che il 27 giugno 1976 pronunciò a Buenos Aires un discorso quantomeno compromettente: "Il Paese ha un'ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d'Aquino, il quale insegna che in casi del genere l'amore per la Patria si equipara all'amore per Dio".

I vertici del Vaticano potevano non sapere delle nefandezze di militari come Scilingo e di preti di periferia come von Wernich, anche se è difficile crederlo. Di certo non potevano non sapere delle idee e delle azioni di Laghi, il quale fu ritenuto talmente capace e meritorio da meritarsi una promozione alla guida della Congregazione per l'educazione cattolica, carica ricoperta dal 1990 al 1999. Al cospetto degli orrori della dittatura argentina Benedetto XVI e i suoi predecessori sono rimasti seduti, la verità si è alzata dal soglio pontificio ed è andata via sbattendo la porta.

posted by Schloss Adler @ 12:19,