Ho visto cose...

Ho visto un sabato iniziare con una pioggia torrenziale, ché per andare a comprare delle scarpine per un’amica, camminavo per la città con due centimetri d’acqua nelle scarpe da tennis. Ho visto Maria di Magdala salire nella mia auto con una parrucca bionda da mignottone che ostruiva la vista del retrovisore mentre Jesus Christ Superstar, che l'accompagnava, dichiarava: "peace and love 'ppe tutti!". Ho visto un amico perdersi per strada, ché il finestrino della sua Renault Scenic s’era abbattuto all’interno dello sportello e pioveva, cazzo se pioveva. Ho visto un altro amico chiamarmi al telefono e restare in silenzio, al che ho risposto: “cazzo, se mi chiami al telefono parla, sennò vaffanculo!” Ho visto lo stesso amico richiamarmi, per fortuna, ed indicarmi la strada per raggiungere il locale in cui si svolgeva la festa. Ho visto un ingresso sul palco da parte dei festeggiati che da solo valeva il prezzo del biglietto. Ho visto l’amico della telefonata presentarsi alla festa in ritardo - andamento lento, noblesse oblige – ma guarnito di splendide basette artificiali alla Elvis, ricavate dai tappetini di una vecchia ma gloriosa lancia Y. Ho visto che i pantaloni di un amico d’oltreoceano presentavano due rigonfiamenti anomali in zona uro-genitale. Ho visto un amico chiedere quattro caffè al barista e Jesus Christ Superstar ribattere: "no, ce ne faccia uno che poi io li moltiplico". Ho visto tutte queste cose, mentre bevevo, bevevo, bevevo… Poi è arrivata la sesta grappa e ho capito che tutti quei momenti non sarebbero andati perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. Ieri era tempo di vomitare, oggi è già tempo di ricordare.

posted by Schloss Adler @ 12:42,

Il tiggì delle otto

Alberto Michelini, Angela Buttiglione, Mario Pastore, Carlo Picone. Quand'ero bambino, a farla da padroni nel ruolo di telegiornalisti erano personaggi di questo calibro: mai una parola fuori posto, utilizzo di un italiano estremamente corretto, seppure dai toni inutilmente aulici. L'idea che trasferivano all'ascoltatore era: autorevolezza. Quando c'era da dare una notizia internazionale, intervenivano gli inviati speciali: Salvo Mazzolini da Bonn, Sandro Paternostro da Londra, Demetrio Volcic da Mosca. Guardavo i volti di questi uomini, ascoltavo le loro parole e, semplicemente, credevo ad ognuno di loro. Mi fidavo.

Poi vennero le tv private. Ricordo come fosse ieri un Emilio Fede in estasi, allora conduttore di Studio Aperto su Italia 1, urlare alla Nazione l'inizio della Guerra del Golfo del 1991: "Hanno attaccato! Hanno attaccato!" E da allora non c'è stato limite al peggio. Stasera, per esempio, il TG5 ha lanciato un servizietto di commento alle nomine di Gianni Riotta a direttore del TG1 ma, soprattutto, di Maurizio Braccialarghe a direttore delle Risorse Umane. Dopo un inutile panegirico, il giornalista ha ben pensato di recarsi presso un bar frequentato da dipendenti RAI per raccogliere le prime impressioni a caldo dei dipendenti.

D: cosa ne pensa della nomina di Braccialarghe a Capo del Personale?
R: ma che c.... ne so, Braccialarghe me pare un cognome de buon auspicio, era peggio se se chiamava Culostretto, no?

Si, forse era peggio, li mortacci.

posted by Schloss Adler @ 21:40,

Allegoria

Tal mi fece la bestia senza pace,
che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ‘l sol tace.

Mentre ch’ì rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio mi parea fioco.

Quando vidi costui nel gran deserto,
“Miserere di me”, gridai a lui,
"qual che tu sii, od ombra od omo certo!".

(Dante, Inferno, I, 58-66)

posted by Schloss Adler @ 13:25,

Promossi e bocciati

Quattro rampe di scale. Avevo il fiatone, maledizione, faticavo a riempire d'aria i miei polmoni: maledette Marlboro, maledetta ansia da convocazione in direzione. C'ero già stato l'anno prima nell'ufficio del megacapo: lo trovai schifosamente piccolo, anonimo, non un dettaglio che lasciasse intravedere una parvenza di personalità. Quella poltrona di finta pelle faceva semplicemente schifo al cazzo. Bussai alla porta, entrai, vidi il megacapo e il sottomegacapo che sorridevano sornioni. Non persi tempo, andai dritto al punto: quest'anno la promozione me l'avete da dare!

- Spiegatemi una volta cos'è quest'altra formalità che s'ha a fare, come dice, e sarà subito fatta.
- Sai quanti siano gl'impedimenti dirimenti?
- Che vuol ch'io sappia d'impedimenti?
- Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis... - cominciò il megacapo, contando sulla punta delle dita.
- Si piglia gioco di me? - lo interruppi. - Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?
- Dunque, se non sai le cose, abbi pazienza, e rimettiti a chi le sa.
- Orsù!
- Via, caro Schloss Adler, non andare in collera, che son pronto a fare... tutto quello che dipende da me. Io, io vorrei vederti contento. Ti voglio bene io. Eh!
- Che discorsi son questi? - proruppi, con un volto tra l'attonito e l'adirato.
- Dico per dire, abbi pazienza, dico per dire. Vorrei vederti contento.
- Insomma...
- Insomma... Bisogna prima sfogare quelli assunti nel 2001. Bisogna prima darla a loro la promozione.
- Ah, si. Certo! Adesso cambia tutto.
- Noi ti vogliamo bene. Noi crediamo in te. Noi puntiamo su di te. Vorremmo tutti vederti contento.
- Certo, certo... Dove devo firmare?
- Qui, qui e qui...
- Ecco fatto!

Aria, finalmente un po' d'aria. Uscii da quella stanzina miserabile senza promozione ma mi confortava il fatto che tutti in azienda, dal portiere all'Amministratore Delegato, volevano vedermi davvero contento. Andai al bar, ordinai una Moretti doppia e la sorseggiai sbirciando il culo di una ballerina di flamenco. Ero davvero contento.

posted by Schloss Adler @ 15:07,