C'è del marcio in Danimarca

Vincenzo Borgomeo, autore di Blog Motori, uno dei blog più seguiti fra quelli de "la Repubblica", ha scritto un post che a una prima lettura sembra molto interessante: "rispetto all’Italia una Fiat Grande Punto in Ungheria costa il 30% in meno e in Germania il 7%. Pazzesco. Ma c’è di peggio: un’Alfa 159 in Danimarca si paga il 26,5% in meno rispetto all’Italia, ma basta spostarsi di poco (in Svezia) per pagarla il 7% in più." In sostanza, basandosi su uno studio dell'Unione Europea, Borgomeo afferma che il mercato dell'auto in Europa è tanto folle da sembrare "una specie del mercato del pesce dove ad ogni banchetto c’è un prezzo diverso."

Peccato, per Borgomeo, che i suoi lettori siano attenti cittadini del mondo nonchè esperti di fiscalità (le differenti tassazioni sugli autoveicoli spiegano, per la maggior parte, le differenze di prezzo): "Lei dice che il costo in Danimarca é relativamente piú basso a causa del minor carico fiscale, ma la vettura che Lei porta ad esempio costa localmente almeno 50.000 euro, prorio causa la fiscalità locale. L’analisi si basa sui detassati e quindi il confronto é improponibile. Proprio perché le vetture sono fortemente gravate, per restare sul mercato le case automobilistiche sono costrette a cedere in alcuni paesi (Danimarca) a costi inferiori." Insomma, i lettori di "Blog Motori" lo studio sui prezzi delle auto nell'UE non soltanto l'hanno letto ma l'hanno anche capito, l'autore del blog forse l'ha letto ma di sicuro non l'ha capito.

posted by Schloss Adler @ 08:25,

Avventisti prepagati

C'era una volta, tanti anni fa, un simpatico agricoltore del Massachussetts di nome William Miller. Dopo aver combattuto, tra il 1812 e il 1814, la guerra contro l'Inghilterra, ed aver tratto da quel clima di estrema violenza un profondo turbamento interiore, Miller decise di ritirarsi a vita privata per due anni, durante i quali avrebbe cercato di risalire al "senso della vita" tramite uno studio approfondito delle Sacre Scritture. Miller focalizzò la sua attenzione sui libri del profeta Daniele e dell'Apocalisse, traendone il convincimento che il ritorno di Cristo e la conseguente fine del mondo si sarebbero verificate tra il 1843 e il 1844. Le idee si Miller riscossero subito un certo successo: diversi pastori provenienti da altre confessioni lo affiancarono nelle sue predicazioni e lo aiutarono a raffinare la ricerca. Da tutto questo lavorìo scaturì una data finale: il 22 ottobre 1844. Quel giorno, la fremente attesa dei seguaci di Miller andò delusa: non vi fu la tanto attesa parusìa (avvento di Cristo) nè calarono le tenebre sul pianeta.

La "Grande Delusione" non arrestò il fervore di alcuni dei seguaci di Miller, i quali si riorganizzarono, rifecero un po' di calcoli, rividero le Scritture e giunsero alla conclusione che il 22 ottobre 1844 non fosse il giorno di un secondo avvento ma bensì l'inizio del periodo che precedeva il secondo avvento. Fra i nuovi leader della comunità spiccava Joseph Bates, il quale riuscì a convincere il gruppo dell'importanza del sabato, il settimo giorno biblico, giorno del riposo e della consacrazione del patto di fedeltà a Dio. Il movimento si diede un'organizzazione stabile nel 1861 costituendo la Conferenza del Michigan degli Avventisti del 7° Giorno. Da allora la Chiesa Avventista ha vissuto uno sviluppo costante, tanto da poter vantare, ai giorni nostri, una presenza radicata in oltre 200 paesi del mondo e un seguito di oltre 14 milioni di adepti. Con la Legge 22 novembre 1988, n. 516, la Chiesa Avventista del 7° Giorno ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte della Repubblica Italiana, dopo un primo accordo del 1986 e a sigillo di una presenza sul territorio che risale al 1864.

Uno dei punti focali della dottrina avventista è dunque il sabbatarianismo (o sabatismo) cioè la credenza per cui il sabato, corrispondente al settimo giorno della Genesi, è il giorno in cui l'uomo deve astenersi da qualsiasi lavoro, il giorno in cui anche Dio si riposò. Nel corso degli anni, con l'evolversi dei costumi, anche la disciplina si è evoluta: oggi, oltre al lavoro manuale, sono vietate le attività commerciali, le compravendite, i pagamenti in genere. Per fare un esempio, al sabato gli avventisti possono prendere un caffè al bar o cenare in un ristorante di lusso, l'importante è che non siano loro a pagare. Un bel problema, insomma, nonchè un'ottima scusa per gli spilorci mascherati da fedeli. Per fortuna gli intermediari finanziari offrono una soluzione brillante al problema: agli Avventisti basterà dotarsi di una carta prepagata e ricaricarla prima della mezzanotte di venerdì.

posted by Schloss Adler @ 12:27,