Perchè non possiamo non dirci veltroniani

Pier Paolo Pasolini e Walter VeltroniDice il Signor B. che la decisione di candidare Walter Veltroni alla guida del Partito Democratico è una scelta da disperati, l'ultima carta in mano a un Governo ormai alla deriva. Dice tante cose, molte delle quali prive di senso, il Signor B. e questo lo sappiamo tutti, ma stavolta mente sapendo di mentire, perchè l'unico vero disperato per la candidatura di Veltroni dovrebbe essere lui.

Walter Veltroni è innanzitutto una persona perbene, uno di quei leader politici che l'elettorato lo conquistano col cuore, col sorriso e la benevolenza. A dispetto della gerontocrazia imperante, Veltroni può considerarsi un politico giovane, essendo nato nel 1955. Suo padre, il giornalista RAI Vittorio Veltroni, che scomparve prematuramente quando Walter aveva solo un anno di età riuscì a lasciargli in eredità la passione per il giornalismo. Il primo incarico di rilievo per Walter Veltroni fu, infatti, la direzione de l'Unità, che gli fu affidata nel 1992. Di quell'esperienza, basterà ricordare la pubblicazione in allegato al giornale del Vangelo, un episodio emblematico della sincera apertura di Veltroni al dialogo interculturale e interreligioso. Dopo l'esperienza di Governo al fianco di Romano Prodi nel 1996, Veltroni tornò nel partito, guidandolo nella transizione PDS-DS: al congresso del 2000 propose uno slogan in inglese, I care, assai criticato per l'evidente riferimento a don Milani.

Willy BrandtC'è chi dice che Walter Veltroni sia un po' il John Fitzgerald Kennedy italiano e d'altronde lo stesso Veltroni ha avuto modo più volte di parlare di Kennedy come di una sua fonte d'ispirazione. Personalmente vedo maggiori similitudini con Willy Brandt, anch'egli cresciuto senza padre, sindaco di Berlino dal 1957 al 1966, Cancelliere dal 1969 al 1974, Premio Nobel per la Pace nel 1971 per la sua politica di distensione con i paesi dell'est, la famosa Ostpolitik. Se assumerà la guida del Partito Democratico, Veltroni dovrà farsi carico degli errori del passato e traghettare il suo popolo verso il futuro, proprio come fece Brandt il 7 dicembre 1970 quando, in visita a Varsavia, andò a inginocchiarsi di fronte al monumento agli eroi del ghetto ebreo, assumendosi tutte le responsabilità per un passato di cui non era colpevole.

Walter Veltroni può farcela ma avrà bisogno del sostegno incondizionato da parte di tutti i DS: speriamo che nessuno fra i vari Fassino, D'Alema e Bersani faccia il furbetto del partitino.

posted by Schloss Adler @ 09:11,